All’asta non solo case ma anche alberghi, castelli, teatri e conventi
Se c'è un settore che la pandemia di Covid ha fatto crescere è quello delle aste immobiliari, che negli ultimi sei mesi del 2020 sono state protagoniste di un vero e proprio boom, con una crescita del 63,5% del numero di case all’asta. Il Coronavirus ha messo in ginocchio migliaia di famiglie italiane, nonché strutture ricettive e persino istituti religiosi. A rivelarlo è il rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea, secondo cui sono soprattutto le fasce più deboli ad avere la peggio.
Dal Rapporto semestrale del Centro studi Sogeea, che evidenzia le conseguenze della pandemia sul mercato immobiliare, emerge che a fine 2020 erano 15.146 le procedure rilevate, contro le 9.262 del precedente mese di luglio. Circa un terzo delle abitazioni in vendita si concentra nel Nord del Paese, ma nel Mezzogiorno le cifre sono ancora più alte. Il dato del Mezzogiorno è ancora più severo, con una brusca risalita trascinata dalle Isole, dove l'aumento si attesta al +284% (2.105 contro le 584 del semestre precedente) e del +113% nella parte peninsulare (3.027 a fronte delle 1.423 di luglio 2020). Le procedure in corso che riguardano alberghi, bed & breakfast, motel, campeggi e simili sono 128, a fronte delle 120 rilevate all'inizio di luglio 2020. Ma a finire all'asta sono anche tipologie di immobili "che non ci saremmo mai aspettati di trovare", ha detto in Senato, durante la presentazione del Rapporto, il presidente di Sogeea Sandro Simoncini: castelli, ospedali, teatri e perfino conventi.
La situazione odierna del mercato immobiliare in realtà è piuttosto paradossale. Mentre da una parte si continua a registrare un notevole aumento di case che finiscono all’asta, dall’altra il mercato immobiliare non registra grandi perdite. I prezzi delle case, soprattutto nelle grandi città, continuano a crescere probabilmente anche grazie ai vari bonus ed incentivi statali per i lavori di ristrutturazione. A questo si aggiungono i tassi dei mutui ai minimi storici che spingono tanti all’acquisto prima casa, nonostante il momento economico di incertezza totale.