La ristrutturazione ai tempi del coronavirus: i pavimenti antibatterici (parte 1)

a cura dell'architetto Paolo Amato

Questa piccola rubrica “antivirus” nasce con l’intenzione di rispondere alle tante paure e angosce, che in questi giorni aleggiano nella nostra testa, e con l’obiettivo di fornire alcuni pratici consigli da applicare nelle prossime ristrutturazioni delle nostre case.

#iorestoacasa è la campagna social che, permettete il gioco di parole, è diventata virale in questo periodo di cambiamenti forzati dall’emergenza coronavirus. Non siamo mai stati abituati a trascorrere tanto tempo tra le mura domestiche e, chissà, forse saremo costretti a farlo anche ad emergenza conclusa (poltroni e pigroni ringraziano!). A questo punto è importante domandarci quanto salubri siano le nostre abitazioni e cosa possiamo fare per renderle ancora più sicure dall’attacco di acari, batteri, muffe – insomma – tutti i nemici dell’igiene.

Ricordiamoci che la nostra salute dipende anche dalla salute della nostra casa.

 

Pavimenti antibatterici: tutti giù per terra?

È lecito chiedersi se il rivestimento del nostro pavimento può influire in termini di igiene dell’ambiente domestico? Assolutamente si, ed è possibile ripensare agli spazi della nostra abitazione anche in un’ottica che favorisca la sanificazione, non solo per questa fase di emergenza. I pavimenti sono potenzialmente le parti più contaminate delle case: entrano ogni giorno a contatto con scarpe, sacchetti della spesa, zampe di animali e sporco di ogni tipo… insomma, terreno fertile per i microbi. L’utilizzo di materiali antibatterici può essere un supporto molto efficace per l’igiene della nostra casa poiché permette ai batteri di non proliferare sui pavimenti.

Grés fotocatalitico, cos’è?

È il caso di materiali che sfruttano il fenomeno della fotocatalisi: essa si basa sull’adozione di un catalizzatore, come ad esempio il biossido di titanio, capace di contrastare tutti i tipi di batteri, anche quelli antibiotico-resistenti (MRSA). Grazie all'azione della luce naturale, si attiva un forte processo ossidativo che porta alla trasformazione delle sostanze organiche e inorganiche nocive in composti innocui. Inoltre, utilizzare rivestimenti che non richiedono l’adozione di detergenti aggressivi o di altri trattamenti specifici riduce ulteriormente l’inquinamento. Anche perché, al contrario di quanto si pensi, il grado di salubrità dell'ambiente non è direttamente proporzionale alla quantità di pulizie effettuate. Molte soluzioni detergenti colpiscono specificamente i batteri liberando spazio ad altri tipi di microbi.

E il mio bellissimo parquet? Devo rinunciarci per sempre?

Generalmente, la ceramica e il gres porcellanato sono ritenuti i rivestimenti più efficaci perché compatti e in grado di non trattenere a lungo impurità e muffe, al contrario del legno, poroso e più difficile da trattare. Ma per gli amanti del parquet esistono soluzioni efficaci e dal risultato estetico soddisfacente. Parliamo delle finiture protettive agli ioni di argento. Quando un microrganismo entra in contatto con la superficie del legno, gli ioni di argento si attivano e, solitamente, in 24 ore ne azzerano la carica batterica. Più precisamente gli ioni di argento penetrano nella membrana cellulare del microbo e aggrediscono il suo DNA per impedirne la riproduzione. Nel prossimo articolo parleremo di altre tipologie di rivestimenti antibatterici e di alcune questioni che nascono dalla ristrutturazione della nostra casa.


 

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