SalernoStory - Alfonso Gatto

Poeta, scrittore, giornalista, pittore e critico d'arte. Oggi ricordiamo Alfonso Gatto

“Salerno, rima d’eterno” cantava nei suoi versi il poeta Alfonso Gatto e di certo non immaginava che l’eco delle sue rime fosse così durevole da essere oggi dipinto lungo la scalinata dei “Mutilati”, a Salerno. Un legame speciale e indissolubile che si rinnova con originalità persino tra i "muri d'autore" della sua città natale. Salerno lo ricorda con il "viadotto che si erge sul mare",  tra i suoi vicoli e lungo le facciate dei palazzi del centro storico. Ricorda il suo poeta per cui "vita e poesia furono unica testimonianza d'amore"  come rivela l'amico Eugenio Montale. 

Nato a Salerno il 17 luglio 1909 da una famiglia di marinai ed armatori di origini calabresi, Alfonso Gatto vive un'infanzia e un'adolescenza piuttosto travagliate. Studia al Liceo classico Tasso di Salerno dove scopre la passione per la poesia e la letteratura per poi iscriversi all'Università degli Studi di Napoli Federico II che, tuttavia, deve abbandonare a causa di difficoltà economiche. Inizia così un periodo di continui spostamenti durante il quale si cimenta in vari mestieri: inizia a lavorare come commesso, istitutore di collegio, correttore di bozze e infine giornalista. Nel 1936, a causa del suo dichiarato antifascismo, viene arrestato e trascorre sei mesi nel carcere di San Vittore. 

La carriera

Nel 1938 fonda a Firenze, assieme allo scrittore Vasco Pratolini, la rivista "Campo di Marte" che diventa voce del più avanzato ermetismo. Creata su commissione dell'editore Vallecchi, la vita della rivista dura solo un anno. In questo periodo Alfonso Gatto lavora come collaboratore delle più innovatrici riviste e periodici di cultura letteraria dall'"Italia letteraria"alla "Rivista Letteratura" a "Circoli" a "Primato alla Ruota". Nel 1941 riceve la nomina ad ordinario di Letteratura italiana "per chiara fama" presso il Liceo Artistico di Bologna. 

La resistenza e i riconoscimenti

A partire dal 1943, entra a far parte della Resistenza e le poesie di questo periodo offrono una testimonianza efficace delle idee che animanvano la lotta partigiana. Come autore di testi diversi sono i riconoscimenti che riceve, tra questi vi sono i premi "Savini" (1939), St. Vincent (1950), Marzotto (1954) e Bagutta (1955, per l'opera "La forza degli occhi"). 

Gli ultimi anni

Oltre che poeta è anche scrittore di testi per l'infanzia. Gli ultimi anni della sua vita sono dedicati alla critica dell'arte e della pittura. Tra i suoi numerosi volumi di poesia ricordiamo: "Isola" (1932), "Morto ai paesi" (1937), "Il capo sulla neve" (1949), "La forza degli occhi" (1954), "Osteria flegrea" (1962), "La storia delle vittime" (1966), "Rime di viaggio per la terra dipinta" (1969). La sua esistenza irrequieta, vagabonda, la tendenza ad abitare “case provvisorie”, ad "avere sempre con sé una valigia pronta per partire” non gli fece mai dimenticare la sua appartenenza, le sue radici. Salerno, il mare, le prime poesie, la memoria di una città artigiana e popolare. 

 

”Straniero, se passi a Salerno

in una notte d’inverno

di luna a mezzo febbraio,

se vedi il bianco fornaio

che batte le mani sul tondo

di quella faccia cresciuta,

ascolta venire dal fondo

degli anni la voce perduta.

L’odore di menta t’invita,

la tavola bianca, la stanza

confusa dall’abbondanza.

In quell’odore di forno

per qualche sera la vita

si scalda con le sue mani

e quegli accordi lontani

del tempo che fu”.

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