Covid-19 e Green city. Come cambierà l'alloggio?

A cura dell'architetto Paolo Amato

 

Dall’inizio di questa terribile pandemia, architetti e tecnici del settore hanno dovuto rispondere alle necessità contingenti quali la rimodulazione dell’abitazione e la sua igienizzazione. Dopo 9 mesi è giunto, forse, il momento di fare lo sforzo di andare oltre la specifica situazione reale e di progettare il futuro dell’Abitare, mettendo a sistema i 3 elementi che lo definiscono: l’alloggio, lo spazio intermedio e lo spazio urbano. Come emerso dal dossier “Pandemia e sfide green del nostro tempo” (link della fonte: https://www.fondazionesvilupposostenibile.org/wp-content/uploads/dlm_uploads/Dossier_Pandemia-e-sfide-green-del-nostro-tempo-web.pdf), il lockdown ci ha “insegnato l’importanza di balconi, terrazzi, cortili e giardini anche condominiali, tutti gli spazi intermedi in generale che possono svolgere ruoli importanti, anche dal punto di vista ambientale con il green building approach”.

La smart Grid

Premessa: prima di “entrare” nel “nuovo appartamento post-pandemia” dobbiamo fare una considerazione che, seppur scontata, ad oggi non trova attuazione diffusa. La rete, la connessione internet, la telematizzazione e un sistema capace di distribuire in maniera intelligente – smart – la produzione energetica in loco sono le fondamenta della casa del futuro. Al termine smart sarebbe necessario aggiungere l’aggettivo “inclusive”: gli interventi sulla smart grid devono essere alla portata di tutte le classi sociali, di tutte le realtà comunali e locali.

Il buffer space

Non appena ci avviciniamo alla porta di ingresso della nostra nuova casa ci accorgiamo che la tradizionale soglia bidimensionale necessita di trasformarsi in una zona filtro, uno spazio controllato e protetto perché il luogo che si interfaccia con l’esterno dell’abitazione. Di conseguenza, si rivelerà poco funzionale entrare direttamente nell’open space della zona giorno (soprattutto se fornita anche di cucina a vista). Il suggerimento è quello di pensare a una “zona buffer”, una zona cuscinetto tra l’interno e l’esterno dell’abitazione dove poter lasciare scarpe, abiti e magari potersi lavare e disinfettare le mani. Pensando più in grande, scendendo nell’atrio del condominio, potremmo anche immaginare di installare un dispositivo di scanner termico per rilevare la temperatura al passaggio di condomini e avventori.

Gli interni. Parole d’ordine: flessibilità e adattabilità

È chiaro che non possiamo più accontentarci della tradizionale scansione degli ambienti soggiorno-camera-cucina-bagno. Ora occorre dar conto delle nuove esigenze che vedono quello spazio quale luogo di lavoro, di svago, di sport, di cultura, di riposo e di relazioni. A differenza del passato, la novità è che questa piccola rivoluzione dell’uso dell’alloggio vede attori tutti i componenti della famiglia, potenzialmente anche in contemporanea: come primo passo possiamo pensare di implementare gli alloggi con un surplus di spazi (o dotazioni) da immettere all’interno degli ambienti tradizionali: le camere da letto si implementano per trasformarsi in certi orari del giorno in uffici e/o in luoghi dell’istruzione “a distanza”, i soggiorni in palestre, gli studioli in cinema o in spazi di smart working, le cucine in punti di incontro virtuale con chat o in luoghi deputati all’acquisto “a-distanza” attraverso gli e-commerce. Questi sono soltanto alcuni esempi di attività che, gioco-forza, sono entrate nelle nostre case e che, probabilmente, non andranno via con la fine della crisi pandemica.

Un mix funzionale, il pilastro del Green approach

Se osserviamo lo spostamento dei pesi delle funzioni dell’abitare dalla città all’alloggio, registriamo il realizzarsi di un tema molto caro alla progettazione ambientale: la multifunzionalità degli spazi. Ciò comporta una diminuzione complessiva dei consumi di risorse e di energia e una tangibile diminuzione dell’inquinamento atmosferico, con la conseguente mitigazione dei cambiamenti climatici. Ovviamente, all’interno delle mura domestiche, registreremo un aumento dei consumi energetici, della produzione dei rifiuti e del consumo dell’acqua ma, in ogni caso, diversi studi sottolineano come il bilancio complessivo sarà nettamente a favore dell’ambiente.

Soprattutto se architetti e urbanisti saranno in grado di localizzare in punti circostanziati questi incrementi, ovvero i quartieri ex-residenziali (che nella visione green post-pandemica diventeranno multifunzionali): sono questi i luoghi della città sui quali possiamo ottimizzare gli sforzi in termini di miglioramento del risparmio e della efficienza energetica, e di ottimizzazione circolare delle principali risorse in gioco: acqua e rifiuti.

Fra due settimane proseguiremo il viaggio all’interno della nuova macchina dell’abitare parlando degli “spazi intermedi” ossia gli spazi esterni di pertinenza delle nostre abitazioni.

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