Tra i punti fermi della Riforma restano la caccia alle "case fantasma" e la lotta all’evasione immobiliare
Sembra sia stato raggiunto l’accordo all’interno della maggioranza per superare l’impasse che bloccava la legge delega relativa alla Riforma del catasto. Il testo originale della riforma prevede due fasi, la prima intende modificare e modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo di terreni e fabbricati, mentre la seconda fase prevede, a partire dal 1° gennaio 2026, una serie di meccanismi per adeguare automaticamente i valori patrimoniali e delle rendite dei fabbricati in base alle variazioni del mercato. Proprio quest’ultimo punto è quello che aveva fatto sorgere delle frizioni in Parlamento da parte del centrodestra. Adesso il testo potrà proseguire il suo iter verso la conversione in decreto legislativo.
Le novità della revisione del 5 maggio
Stando a quanto emerge della nota congiunta divulgata dal centrodestra, sparirà dalla riforma “ogni riferimento ai valori patrimoniali degli immobili, consentendo l’aggiornamento delle rendite secondo la normativa attualmente in vigore e senza alcuna innovazione di carattere patrimoniale”. Viene eliminata dalla riforma l’introduzione di nuovi criteri che sarebbero serviti ad attribuire i valori patrimoniali della rendita catastale. Si utilizzerà quindi la normativa attualmente in vigore per l’aggiornamento delle rendite.
Inoltre viene chiarito che“Il nuovo articolo 6 prevede espressamente che i proventi e il maggior gettito recuperato con l’emersione delle cosiddette case fantasma dovrà essere destinato alla riduzione delle imposte sulla casa, a partire dall’Imu.”
I punti fermi della Riforma
Di certo arriverà una rinnovata caccia alle case fantasma, con una semplificazione delle comunicazioni e dell'uso degli strumenti ai fini dei controlli sul territorio da parte degli enti locali. Il maggior gettito scovato dall'evasione potrà essere utilizzato per abbattere le tasse che “pesano” sugli immobili regolari. Altrettanto certa resta la lotta all'evasione immobiliare, verificando in concreto consistenze di terreni e fabbricati, ma anche il corretto ''classamento'' e "accatastamento", con incentivi per i comuni che realizzano questi accertamenti.